NBA - Flavio Tranquillo su LeBron James, il Sassicaia, una dieta da 2 milioni di dollari
Per Business Insider è il secondo atleta più popolare al mondo, appena dietro Cristiano Ronaldo. Un suo tweet che definiva Donald Trump «un vagabondo» è stato ripreso 650mila volte. È l’unico nome che un appassionato di basket possa pronunciare nello stesso respiro usato per citare Michael Jordan. LeBron Raymone James, l’uomo che ha sconfitto la logica, la sociologia e molte altre discipline, oggi è soprattutto un giocatore sul cui futuro sportivo milioni di persone fanno le più disparate ipotesi, per la gioia social di chi amministra il suo account Twitter (quasi 42 milioni di follower, 27° al mondo).
Per definirlo, però, il numero buono è un altro: 54.347. Sono i minuti Nba che ha giocato in circa 1.400 gare ufficiali, e lo qualificano meglio dei titoli vinti (3) e dei riconoscimenti individuali. Perché una cosa è essere longevi, un’altra giocare, come ha appena fatto, la miglior pallacanestro della propria carriera a 33 anni suonati,15 dei quali trascorsi nella più competitiva lega dello sport mondiale. Manco l’uomo fosse una bottiglia di Sassicaia 1997, uno dei vini che consuma giornalmente, in modica quantità of course.
Se però pensate che bastino un bicchiere di quello buono e un po’ di allenamento per essere così, vi sbagliate di grosso. Dietro a quello che si vede sul parquet del palcoscenico c’è infatti un lavoro imponente e segreto, di cui qualcosa negli anni è comunque trapelato. Si parte con la crioterapia al nitrogeno liquido, si passa per la camera iperbarica annessa all’abitazione e i massaggi, rigorosamente somministrati da masseuse personali. E poi ci sono i complici/torturatori, come il preparatore Mike Mancias e Donnie Raimon. Quest’ultimo, dopo 15 anni nei Seal (forze speciali della Marina militare utilizzate nei conflitti non convenzionali) si è trasferito a pochi chilometri dal maniero di LeBron, perché le sue conoscenze di biologia e biomeccanica fossero sempre a disposizione del Re. Re che, lo avrete capito, per proteggere il suo strumento di lavoro è disposto a tutto.
Tipo spendere due milioni di dollari l’anno, cifra che comprende anche un’ossessiva attenzione per quello che finisce nel regale stomaco. Perchè il corpo in questione è straripante: nel 2012 James è ingrassato di oltre tre chili dopo aver giocato 43 minuti in una partita di playoff, passando da 123 a quasi 127. Eppure di fluidi sotto sforzo ne perde tantissimi, tanto che in un paio di occasioni si è dovuto fermare sul finale di partite decisive per crampi. Per tenere sotto controllo cotanto ben di Dio serve un regime al tempo stesso inflessibile e bilanciato, perché il ragazzo consuma come una delle Ferrari che ha in garage.
Una dieta amministrata, ca va sans dire, da un team di chef che mette in tavola poca carne rossa, tonnellate di pollame e gamberi, molta pasta con verdure. Un supplizio per uno che vivrebbe di pizza e gelato (Chunky Monkey di Ben & Jerry il gusto che lo fa sballare). Un sacrificio sia in termini di calorie che di denaro, perché una fetta importante di quei 2 milioni se ne va proprio sull’altare di un’alimentazione che non disdegna vitamine e beveroni ricchi di elettroliti. Oggi, nella sua seconda giovinezza, LeBron pesa “solo” 113 chili e si muove con la leggerezza di un ventenne. Potere della genetica e dei soldi, certo, ma anche del lavoro e della volontà. Se vi avanzano un paio di milioni (e avete il 3% di massa grassa a 113 chili su 204 centimetri), ora sapete come fare a volare…