Giacomo Gurini, il pesarese che sta portando in alto Rimini
BENIAMINO già da un po’ dei tifosi, che in lui hanno sempre apprezzato la generosità, Giacomo Gurini ha rafforzato ancor di più la propria popolarità domenica scorsa, ergendosi a protagonista assoluto nel sofferto successo con la Sigma Barcellona. Non con i punti, ma con quella difesa che è un po’ il suo marchio di fabbrica. Questo al di là delle pur eccellenti cifre, poiché 8 recuperi in 29’ sono davvero ‘roba’ buona. E gli appassionati, a dimostrazione dell’affetto nei suoi confronti, sul finire dell’incontro gli hanno dedicato un coinvolgente coro (‘Guro, Guro’, scandito a gran voce da 2mila persone) che era al tempo stesso un incitamento e un ringraziamento. «Mi ha fatto venere i brividi, se ci penso mi emoziono ancora adesso – ammette la 26enne guardia ala pesarese –. Al Flaminio, poi, il pubblico lo senti ancora di più, quel calore ti avvolge...». Due, tra le tante, le giocate del ‘Guro’ che più sono rimaste negli occhi: lo scippo a Crispin con fuga in contropiede e conseguente fallo (antisportivo) di frustrazione dell’americano e la stoppata imperiosa su Hicks, l’altro ‘carico da 90’ del Barcellona. Quale azione l’ha esaltata di più? «Lo stoppone a Hicks, non ho dubbi – risponde Giacomo –. Avevo appena ammesso con l’arbitro di aver toccato io per ultimo la palla, così il possesso era passato ai siciliani. A quel punto dovevo riprendere il pallone a tutti i costi, ho tenuto sulla sua penetrazione, gli ho preso il tempo sul tiro ed è andata bene», semplifica il tutto l’esterno pesarese.
UN ‘PICCOLO’, Gurini, che in questo approccio di stagione sta faticando un po’ nel tiro dalla distanza, dopo che nell’ultimo campionato da tre era pressoché una sentenza. Forse quell’arco arretrato di mezzo metro le dà fastidio? «Ho sempre detto di no, però evidentemente qualcosa si avverte, anche perché mi capita spesso di andare leggermente corto. Ci sto lavorando, comunque», aggiunge ‘Guro’, che ha un giudice severo e inflessibile nel genitore Paolo. A proposito: è arrivata nel dopo gara la telefonata del babbo? «Certo. Mi ha chiamato subito, facendomi i complimenti. Al tempo stesso, però, mi ha detto che devo segnare di più. D’altronde lui era un attaccante, mentre io mi diverto a difendere».
alb.cresc.